Tutti sappiamo cos’è una fake news, anche detta pseudonotizia è un’informazione ingannevole redatta col preciso intento di disinformare o creare scandalo attraverso i mass media.

Un fenomeno che coinvolge tutti i campi dell’informazione, dalla politica al gossip, dalla sanità pubblica (più che mai in questi ultimi due anni) alla politica. Si tratta di notizie che fanno leva su titoli esagerati e sensazionalistici pensate per immettere nei flussi informativi contenuti di pura invezione.

Un disagio che diventa esponenziale se si considera la possibilità di condivisione fornita dai social, e che aumenta a dismisura la diffusione di informazioni distorte. In tutto il mondo – in particolar modo grazie alla comunicazione istituzionale – sono state avviate numerose campagne per combattere le fake news, stimolando le persone a sviluppare spirito critico prediligendo notizie con fonti affidabili.

Ma ormai la cattiva informazione è diventata sempre più sofisticata e, dunque, più difficile da riconoscere.

Per questo motivo, in Svezia, il governo ha ritenuto di dover investire in soluzioni più drastiche, ricorrendo a strumenti mirati per combattere disinformazione, propaganda e guerra psicologica.

È nata, così, l’Agenzia per la Difesa Psicologica (The Swedish Psychological Defence Agency), un progetto già attivo col quale il governo si pone un’obiettivo ben preciso: identificare la disinformazione educando la comunità a essere resiliente contro campagne di disinformazione dannose.

A capo di questo interessante progetto di resilienza ci sarebbe il diplomatico Henrik Landerholm che durante un’intervista ha sottolineato quanto sia importante per la Svezia associare benessere psicologico e sicurezza nazionale.

In particolare ha dichiarato che nelle recenti elezioni nazionali, la Russia è stata accusata di un tentativo di interferenza, il che avrebbe reso necessario uno sforzo coordinato per combattere le campagne di disinformazione.

Ne consegue l’importanza di individuare in anticipo le campagne di influenza provenienti dall’estero. In particolare “gli attori che dentro e fuori la Svezia portano avanti un’agenda per colpire la fiducia pubblica verso il Paese e la sua società aperta e democratica usando metodi come l’ansia e argomenti con un impatto sociale fortemente polarizzante”.

Per raggiungere questo obiettivo è stata incentivata la formazione di migliaia di funzionari pubblici i quali hanno appreso e applicato modelli di risposta alle informazioni false frenandone la diffusione tramite la collaborazione con società di social media e giornalisti.

L’Agenzia, progetto unico nel suo genere in Europa (se si esclude un esperimento simile tentato dal presidente Macron lo scorso luglio) punta a unire competenze in materia di difesa, cybersecurity e psicologia e ha già alle sue dipendenze ben 46 professionisti (per ora) suddivisi in due grandi sedi nazionali. È  già operativa in modalità h24 e strutturata su più dipartimenti posti sotto il Ministero della Giustizia.

Un’imponente iniziativa con la quale il governo svedese si pone il più ampio compito di impedire una contaminazione dei flussi informativi a causa di campagne lanciate dentro e fuori il Paese, non solo in ambito elettorale, e da cui prendere ispirazione per proteggere i cittadini dai danni della disinformazione.